giovedì 22 agosto 2013

CAPITOLO I

Settembre, 1990
Era uno di quei tipici bar del centro, quelli situati di fronte
alle piazzette antiche, con i tavolini all’aperto e l’atmosfera
un po’ retrò dello stile Liberty. Una mattina di fine estate
con l’aria severa e pungente che increspa la pelle e la rassegna
a un altro inverno da venire.
La piazzetta a quell’ora del mattino era ancora deserta.
Lungo i vicoletti lastricati del quartiere antico rimbalzavano,
dai muri delle oscure case, i passi frettolosi di un passante
distratto. A frotte si riunivano, sbattendo agitati le ali, dei
colombi intorno a briciole di pane seminate qua e là. Spiccando
ora il volo, ora ritornando intorno all’obelisco centrale
della piazza. L’odore di caffè e di pane appena sfornato si
spandeva languido, insinuandosi invitante tra le fessure
delle imposte ancora chiuse delle case.
Lei era là. Bellissima!
Seduta a uno dei tavolini del bar all’aperto. Lo sguardo
assente, tuffato tra le pagine di un quotidiano di finanza.
Come tutte le mattine, faceva colazione lì, assaporando, tra
un titolo e l’altro della Borsa, un cappuccino fumante e un
fragrante cornetto alla crema.
Le gambe accavallate, lunghissime, si agitavano nervose,
avvolte in sottilissime calze nere di seta. Da uno spacco laterale
della gonna spuntava, malizioso, il pizzo nero dei
reggicalze.
Era sexy, ma di quella sensualità che toglie il respiro,
che intimidisce. Una sensualità innata e forse perfino inconsapevole.

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